Ora più che mai l’attenzione è puntata sulla modalità ottimale di gestione dei flussi d’aria all’interno degli ambienti strategici. Il parere delle principali organizzazioni mondiali è concorde verso l’unica direzione di garantire la sicurezza, ecco le principali indicazioni da mettere in atto.
La posizione delle principali organizzazioni mondiali sulla climatizzazione e la salute volge all’unisono verso la massima cautela.
Il trattamento dei flussi d’aria all’interno degli ambienti chiusi è infatti considerato un punto chiave per la moderna gestione dei sistemi di grande portata. L’attenzione ai sistemi di ventilazione, condizionamento e riscaldamento deve infatti misurarsi con le incognite della filtrazione e della diffusione dei flussi d’aria all’interno degli ambienti.
Come sottolineano le principali linee guida, la massima cautela va posta anche nei riguardi degli spazi privi di impianti di condizionamento. Gli stress termici possono essere infatti una causa di minore resistenza ai patogeni aerodispersi.
Disabilitare i sistemi di condizionamento non sarebbe quindi la via da percorrere per cercare una maggiore sicurezza. Come suggerisce l’ASHRAE, organo di riferimento in America per il tema dell’ingegneria applicata alla climatizzazione, una particolare attenzione va posta nel caso specifico all’apporto di aria dall’esterno, alla tipologia di tecnologia impiegata per il filtraggio ma soprattutto al tempo di mantenimento in funzione degli impianti.
Un approccio incisivo alla problematica deriverebbe dalla valutazione della temperatura operativa dei sistemi. I set-point andrebbero calcolati in base alle caratteristiche dello spazio e alla sua densità d’utenza. Il mantenimento di un’umidità relativa ben determinata rappresenterebbe un margine accettabile di sicurezza microbiologica dell’aria.
Lo stesso progetto ASHRAE CO-RP-03 rivaluta la letteratura scientifica in merito alla minore sopravvivenza dei microrganismi nel range di umidità relativa compreso tra il 40% e il 60%. Tale parametro, insieme al ricambio e filtraggio dell’aria, può giocare un ruolo cardine nella sicurezza all’interno degli ambienti produttivi e ad intensa utenza. L’adattamento degli impianti tradizionali andrebbe effettuato favorendo la ventilazione, disabilitando le tecnologie DCV di controllo a domanda ed impiegando lo standard MERV-13 con bordo dei filtri sigillato. Il ricambio continuo d’aria dovrebbe quindi estendersi anche alle ore notturne e di minor densità d’utenza. Altri possibili approcci possono passare per i filtri HEPA e l’irradiazione germicida ultravioletta.
La tecnologia evaporativa può costituire una chiave di lettura verso l’attuale richiesta di maggiore sicurezza nel raffrescamento industriale. Italkero applica l’antico principio del raffrescamento evaporativo adiabatico alla moderna tecnologia di controllo dei flussi di ventilazione.
L’aria calda scambia energia termica con l’umidità del vapore d’acqua, il naturale processo di evaporazione consente il bilanciamento dell’equilibrio ambientale sia in termini di temperatura sia di umidità relativa. Il principio è adottato negli innovativi sistemi BREEZAIR© che integrano l’evaporazione all’ottimizzazione del ricambio d’aria al fine di favorire lo scambio continuo tra il flusso a maggior saturazione d’umidità e l’aria esterna.
Il guadagno del confort ambientale in questo senso andrebbe nella stessa direzione delle linee guida indicate dalle organizzazioni mondiali del settore: il ricambio è assicurato in modo continuativo proprio poiché è la condizione operativa necessaria al funzionamento del sistema. Tale tecnologia inoltre vanta un ottimo approccio al problema del risparmio energetico poiché non utilizza correnti di tensione per l’abbassamento della temperatura. La gestione a basso costo si unisce dunque alla sicurezza insita nella tecnologia adottata.
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